Fake poster movie

Fake poster movie

Turbo lover

100 x 150 acrilico su carta

 

 

Jacob Lee Masterjohnson (un Luther Maryachi espressivo come il radiatore della sua Mustang) è il campione statunitense di eiaculazione precoce. La sua vita – una sequenza pressocché ininterrotta di polluzioni diurne – si divide tra la gloria di esibizioni strapagate e un clandestino vissuto di inadeguatezza che combatte tracannando bitter scaduto. In occasione di una performance nell’Upper East Side Jacob Lee fa la conoscenza di Lidya Shampooing (Candice Proaska alla sua miglior prova d’attrice dopo il ruolo della cauzionista feticista ne scordati la buona condotta), un’italomaltese parcheggiatrice anemica con l’hobby della pittura su sterco. Lidya, animata in parte dalla cleptomania e in parte dal desiderio di indispettire un uomo che la attrae pur nauseandola, gli ruba l’auto dando il via a un inseguimento pirotecnico che culminerà in un gigantesco tamponamento tra centosedici auto, trentotto moto, nove sidecar, sei bici – di cui due tandem – e un trattore su cui campeggia beato il regista, riconoscibilissimo nonostante il cappello da cosacco.

Mordechai Lawner si smarca dalle atmosfere rarefatte di tundra e vuoto pneumatico e riprende a pizzicare quelle che sono le sue corde predilette: thriller adrenalinico con intenzionali buchi di sceneggiatura (senza tuttavia raggiungere le vette di derapate controllate nel parcheggio del drive-in, che tutti ricordiamo innanzitutto per la domanda che chiunque abbia visto il film si è posto: perché il gestore del drive-in è vestito da Zorro?). Non è un segreto per nessuno che sin dal primo ciak i due protagonisti si sono visceralmente detestati e che il clima di tensione è degenerato nel momento in cui Luther ha scoperto che il suo volto ottagonale non sarebbe comparso nella locandina del film. Si narra di una scazzottata avvenuta nella roulotte di Candice e sedata con l’ipnosi dal costumista Ian Scott. Non esistono prove, o se esistono sono custodite nella Canon di Glenn Rickmayer, un direttore della fotografia noto più per le sue doti ricattatorie che per quelle artistiche.

 

 

Add a Comment